LA MIA STROMBOLI

Eccomi qua, un’altra volta sull’isola di Stromboli. La quarta volta per la precisione. Che quest’isola abbia qualcosa di magnetico non ci sono dubbi. Saranno le esplosioni ed i rumori che emette il vulcano, i suoi abitanti, le sue acque o forse il giallo intenso delle ginestre, del mare e del cielo, in forte contrasto con il nero delle rocce e delle ceneri di quest’isola. Io la chiamo l’Isola Nera. Per me ogni isola eolia rappresenta un colore diverso. Lipari con la sua pomice bianca. Salina con il verde intenso della sua vegetazione. Panarea con la sua roccia rosso ruggine, riolite, anch’essa come le altre di origine vulcanica. Vulcano gialla grazie alle sue solfatare.

Il tramonto in vetta

Struognoli o Iddu

Stromboli, Struognoli o Iddu come lo chiamano in questa parte del Mediterraneo è un fazzoletto di terra di 12,5 km2  in mezzo al Tirreno meridionale a nord della Sicilia, a ovest della Calabria, complicato da raggiungere. Una volta approdati a San Vincenzo, il porto dell’isola, vieni catturato da un mondo ed una vita per molti versi lontani e staccati, lenti e lontani. Per scelta dell’amministrazione locale non esiste illuminazione pubblica e le stelle qua sembrano più splendenti che in qualsiasi altra parte del mondo. Il segnale del telefono è spesso scadente, ma questo è solo un particolare perché dopo il terzo giorno sull’isola ne faresti volentieri a meno, quasi coinvolto o contagiato dalla calma dei suoi abitanti, gli strombolani… Strombolani nativi, ma anche acquisiti. Eh si perché sono in molti che conosciuta l’isola hanno deciso di farne la propria  casa. Dalla Francia, dalla Germania, dall’Austria, dal Marocco, da Milano, Bergamo, Campania, dall’Emilia Romagna, ne ho veramente conosciuti da ogni dove. E’ incredibile se si pensa che in fondo le sorti dell’isola sono decise dall’estro di un vulcano che ogni giorno promette spettacoli pirotecnici e non delude mai. Ma ogni tanto strafà e ed esagera e li fa scappare tutti. Come nel 2002 quando una violenta esplosione causò il cedimento di un costone della sciara e di conseguenza uno tsunami che si avvertì fino alle coste della Calabria. Evento  che costrinse le autorità ad evacuare in parte l’isola. O come il parossismo del 2007 successivamente al quale si è aperto un cratere  temporaneo secondario a quota 500 con grossa effusione di lava. Poi  Iddu torna nei ranghi e pian piano si tutto è come prima con i soliti aliscafi che ogni giorno sbarcano centinaia di turisti curiosi di vedere lo spettacolo naturale che regalano i crateri sommitali.

Il vulcano in azione

Una guida alpina da nord a sud

Grazie anche a questo forte flusso turistico che sono stata coinvolta in questa sorta di migrazione al contrario, da nord a sud.  Dalle Alpi alla provincia di Messina, dove le guide alpine scarseggiano così come non eccedono le guide vulcanologiche, le uniche due figure abilitate all’accompagnamento su vulcano. La prima volta, rispondendo ad una richiesta di un ufficio locale al Collegio delle guide alpine del Trentino per curiosità, successivamente perché sono stata catturata. E allo stesso modo sono rimaste affascinate le mie sorelle, mia figlia, mia cugina, le mie amiche, le amiche di mia mamma.

Salire sul vulcano sempre per lo stesso sentiero, facile e che da soli ci si impiegherebbe meno di una ora e mezza a percorrere, ma che con i turisti diventano tre ore, potrebbe sembrare noioso. E’ però tutto il contorno che rende il compito interessante. Le esplosioni sempre spettacolari.. L’ombra del vulcano che riflessa nel mare nel tardo pomeriggio sembra non avere una fine. I rumori via via più forti man mano che la cima si avvicina. I colori e gli odori della macchia mediterranea che ancora non riesco a spiegarmi come faccia a sopravvivere in un posto che non ha sorgenti d’acqua. La misticità del luogo. La tranquillità delle persone. Le persone che attratte dal fascino dei vulcani accorrono da tutto il mondo per ammirare quello che io considero uno dei più incredibili spettacoli naturali ai quali si possa assistere.

Il trekking per raggiungere il vulcano

Un’ isola internazionale

L’anno scorso è salito sul vulcano con me un ragazzo spagnolo che, in canoa con un cane ed una tendina era partito da Barcellona un paio di anni prima per fare il giro del Mediterraneo, vivendo di niente e praticamente all’aperto. Nipoti o figli di strombolani scappati nel 1930 dopo la grande esplosione famosa che spopolò l’isola già stremata dalla crisi economica e dalla  peronospora che negli anni Trenta sterminò la più redditizia coltura locale, cioè la vite. Australiani o neozelandesi con cognomi strombolani che ancora ricordano parole del vecchio dialetto. Come Antonietta Palino,  pittrice  di successo di Melbourne che a Stromboli ci torna ogni anno. Francesi che non so perché vanno matti per i vulcani, forse perché non ne hanno in Francia? Tedeschi, americani, canadesi, austriaci, spagnoli, norvegesi, russi, polacchi, sloveni, turchi, cinesi, giapponesi, coreani, argentini, olandesi, danesi, ungheresi, bulgari, greci. Non c’è meta turistica più internazionale di  Stromboli. Una montagna in mezzo al mare ecco che cos’è Stromboli per me!

 

*Per info: Marika Favè, la prima guida alpina donna trentina (cel. 338 2221707)

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